Sicilia, 1860. Laura viene data in sposa al barone di Carini, don Mariano La Grua, uomo violento e prepotente. La vita della giovane baronessa sembra destinata all’infelicità fino all’incontro con Luca Corbara, il quale giunge in Sicilia, alla ricerca delle proprie origini, rappresentate da un medaglione sul quale è inciso un nome dall’oscura provenienza: Vernagallo.
Accompagnato a Carini da Enzo Santelia, suo vecchio amico, Luca viene a conoscenza della vicenda avvenuta trecento anni prima nel castello abbandonato dove l’allora baronessa venne uccisa dopo essere stata scoperta in compagnia del proprio amante.
Quella tragica storia sembra ossessionare Laura, la quale è spesso preda di incubi e malesseri che le avvelenano l’esistenza. Luca la convince a farsi curare da un medico, l’eccentrico don Ippolito, che la sottopone ad alcune sedute d’ipnosi, durante le quali Laura sembra rivivere la tragica sequenza della baronessa uccisa, come in preda a una reincarnazione. Luca rifiuta l’idea che tra la “sua” Laura e quella donna uccisa tre secoli prima possa esserci alcun legame e, innamorato della baronessa, decide di fuggire con lei.
In procinto di lasciare Carini, Luca viene però catturato dai “Beati Paoli”, un’inquietante setta segreta capitanata da un misterioso individuo che nasconde il proprio volto sotto un cappuccio nero. Accusato dell’omicidio di un cantastorie, Luca si proclama innocente e riesce a fuggire rifugiandosi presso l’amico Santelia. In occasione di un ballo, riesce finalmente a riabbracciare Laura. Per i due giovani amanti si riaccende la speranza. Forse possono ancora fuggire imbarcandosi su una nave in procinto di salpare dal porto di Palermo. Ma all’ultimo momento il piano va in fumo e Luca non può far altro che tornare a Carini. Laura teme per la vita di entrambi ed insiste col dire che anche loro verranno scoperti e uccisi come i due amanti del cinquecento. Frattanto la dama di compagnia della baronessa, Cristina, scoperta la passione tra Laura e Luca, tende una trappola alla donna inducendola a dirigersi verso l’antico castello dei La Grua, inseguita di nascosto dal marito. Luca invece, volendo scoprire cosa davvero fosse successo ai suoi antenati, con l’aiuto di Ippolito, viene sottoposto ad ipnosi, rivivendo così l’atto dell’uccisione degli amanti. Dopo essersi svegliato dallo stato ipnotico,
Luca ascoltando una breve discussione tra il parroco di Carini e il medico, apprende la notizia che Laura sta dirigendosi verso il castello inseguita da don Mariano, bramoso di vendetta, decidendo così di scappare dallo studio di Ippolito per salvare la donna amata: è il 20 maggio 1860, giorno in cui 300 anni prima si consumò la sanguinosa vicenda di Laura e Ludovico.
Arrivata al castello, Laura ritrova Luca ma, seguito dalla donna, entra Don Mariano che, sguainata la spada per lavare il disonore, ingaggia con Luca un duello all’ultimo sangue. Durante la lotta tra i due uomini, una torcia cade su di una tenda della stanza dell’antica baronessa, facendo divampare così un incendio. Luca riesce a colpire a morte il suo avversario che quindi cade sul pavimento esanime. A seguito di ciò, i due giovani cercano di scappare ma l’uscita viene bloccata dalla caduta delle travi del soffitto a causa dell’incendio.
Memore però della seduta ipnotica che l’ha visto protagonista, Luca trova, sul muro dove la baronessa vi aveva lasciato la propria impronta insanguinata, una porta segreta che doveva fungere da via di fuga per gli antichi amanti. Aprendo il passaggio, i due riescono a sfuggire alla morte ritrovandosi in un corridoio che li porterà oltre le mura del castello. Ormai liberi e sempre più innamorati, Luca e Laura posso amarsi liberamente coronando allo stesso tempo il sogno d’amore della povera baronessa e del suo amante.
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Nota del maestro di piano forte e canto Fraternale Gian Vittorio:
“Emanuele Ferrara in arte Manuel Ferreira è un tenore autodidatta messinese, che grazie al suo registro vocale molto duttile, riesce ad interpretare brani di musica leggera, classica, napoletana e lirica. La sua voce è aperta, metallica nelle note intermedie, e sfocata nei registri alti.
Dà il meglio di se nella canzone napoletana classica e nelle arie liriche recitative.”