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Cento anni fa la traslazione del Milite Ignoto

Il 4 novembre 1921 il Milite Ignoto giunse a Roma da Aquileia dopo 120 soste effettuate con un treno speciale

Alla fine della Prima Guerra Mondiale in Italia si avvertì l’esigenza di elaborare il lutto collettivo istituzionalizzando un omaggio perenne a tutti i Caduti.

Accanto all’euforia per la vittoria conseguita dopo 41 lunghi mesi di guerra, trovava posto anche la commemorazione celebrata attorno ad un simbolo del sacrificio compiuto dalle nostre Forze Armate: il Milite Ignoto.

Il Soldato Sconosciuto era chiamato a sublimare il ricordo e la riconoscenza della nazione finalmente redenta e affrancata da secoli di dominazione straniera.

L’idea risaliva al 1920, quando veniva lanciata a mezzo stampa dal colonnello Douhet, già artefice della nascita dell’Aviazione italiana. La creazione di un monumento al Milite Ignoto fu salutata positivamente in tutta Europa, tanto più che in Inghilterra e Francia l’iniziativa trovò concretezza prima che in Italia. Qui il disegno di legge sulla “Sepoltura della salma di un soldato ignoto” fu approvato dal parlamento all’unanimità e senza dibattito il 4 agosto 1921.
Relativamente alla scelta della salma resa irriconoscibile dalla guerra una commissione istituita ad hoc ne individuò undici provenienti da altrettante differenti zone del fronte: Rovereto, le Dolomiti; gli Altipiani; monte Grappa, Montello; Basso Piave, il Cadore; Gorizia; Basso Isonzo; monte San Michele e Castagnevizza del Carso.
La scelta del Soldato senza nome da tumulare all’Altare della Patria fu invece affidata dal ministro della Guerra Gasparotto a Maria Bergamas, madre triestina di un Caduto Decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare (MOVM), il S. Ten. Antonio Bergamas. Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate con tutti gli onori nel cimitero di guerra che circonda il tempio romano.

Il 4 novembre 1921 il Milite Ignoto giunse a Roma da Aquileia dopo 120 soste effettuate con un treno speciale.

Quindi venne portato a spalla da 12 Decorati di MOVM nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove l’ordinario militare per l’Italia presiedette il sacro Rito. Da lì mosse poi per via Nazionale verso l’Altare della Patria mentre alle 9 in punto da tutti i forti della Capitale cominciarono a udirsi colpi di cannone a salve esplosi ad intervalli regolari.

 

Durante il suo percorso il Milite Ignoto fu salutato da innumerevoli segni di gratitudine popolare e giunse a Piazza Venezia preceduto da un plotone di corazzieri a cavallo. Ai piedi della grande scalea del Vittoriano il generale Ravazza ordinò “l’attenti” e il “presentat’arm”: quattro Decorati sollevarono il sarcofago e altri due lo anticiparono muniti di corona d’alloro. Durante il lento ma solenne corteo verso il loculo di botticino ricavato ai piedi della dea Roma, la bara fu seguita dalle madri e dalle vedove di guerra, dall’amm. Tahon di Revel, dal gen. Badoglio, dai ministri della Guerra, della Marina e da altre autorità. In cima all’imponente gradinata dell’Altare della Patria il Re depose sulla bandiera che ricopriva il feretro la Medaglia d’Oro al Valor Militare concessa con R.D. tre giorni prima, mentre il ministro della Guerra appuntò l’alta decorazione sulla banda bianca del tricolore.

Alle 10:36 la cerimonia aveva termine con la chiusura del sacello contenente la bara del Milite Ignoto. Soltanto un tenente degli Arditi, il mutilato di guerra Augusto Tognasso, restò l’unico depositario del segreto relativo al luogo dove ne era stata condotta la riesumazione.

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