Il 23 luglio 1829 nasceva la prima macchina da scrivere.
La rivoluzionaria invenzione fu attribuita a all’americano William Burt con brevetto num. 5581X.
L’originario modello si presentava come una scatola rettangolare di legno il cui funzionamento si azionava attraverso una pressione su una leva rotante tale da imprimere le lettere inchiostrate sulla carta.
Nonostante tutto, il prodotto riscosse poco successo a causa delle dimensioni considerate eccessive e del lento sistema di scrittura. E’ in questo contesto che alcune fondamentali migliorie giungono dall’italiano Giuseppe Ravizza e dell’americano Christopher Scholes. E’ in particolare quest’ultimo a predisporre la prima macchina da scrivere per la produzione commerciale.
Con l’esordio delle prime macchine elettriche dotate di un sistema di scrittura più rapido, si registra una vera e propria svolta. In altre parole, un boom! Al riguardo conquistatrice dei mercati è nel 1950 la Olivetti Lettera 22. Un vero successo! Tanto da essere premiata in Italia e all’estero con il Premio Compasso d’oro 1954 e per il design del secolo dall’Illinois Institute of Technology nel 1959.
Per la verità la Olivetti aveva già prodotto almeno due bellissimi esemplari: la M1 nel 1911 e la M20 nel 1920, che tanta diffusione avevano avuto nelle redazioni dei grandi giornali e negli uffici pubblici e privati di tutta Italia, divenendo pure simbolo di emancipazione femminile tutte le volte che si pensa ad esempio alla professione della dattilografa.
Poi ancora molteplici modelli e tantissime vendite negli anni ’70 e ‘80 e prima dell’affermazione del computer.
Oggi ci sembra ancora di udirlo, quell’inconfondibile eco a mitraglia che scandì tutta un’epoca e lo stile in bianco e nero del mondo di ieri, consacrando nell’immaginario collettivo figure romantiche quali il giornalista e lo scrittore, giunti a noi in maniche di camicia mentre assorti nelle nebbie di una ripetizione infinita di sigarette pigiano sui tasti raccontando la vita, il tempo, gli uomini.