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Villetta-con-ospiti-recensione2

Oggi al Cineforum: “Villetta con ospiti”

Una splendida famiglia borghese e una ricca cittadina del nord Italia. Di giorno le virtù, di notte i vizi.

La Stagione Cinematografica offerta dal Cineforum Don Orione continua sempre all’insegna del cinema italiano: “VILLETTA CON OSPITI“, che ha vinto un premio ai Nastri d’Argento, di Ivano De Matteo, sarà infatti proiettato oggi lunedì 20 settembre nei canonici orari delle 16,30, 18.30 e 20.30, sempre presso la Multisala Apollo.

Una splendida famiglia borghese e una ricca cittadina del nord Italia.
Di giorno le virtù, di notte i vizi.

 

 

 

Geograficamente e antropologicamente rimaniamo immersi nel Veneto di “Effetto Domino”, e il film merita senz’altro attenzione per il ricchissimo cast artistico (Marco Giallini, Michela Cescon, Massimiliano Gallo, Erica Blanc, Cristina Flutur, Bebo Storti, Vinicio Marchioni) e tecnico (su tutti la fotografia di Maurizio Calvesi e il montaggio di Marco Spoletini).

 

In un paese non meglio identificato del Nordest italiano una famiglia altoborghese fa il bello e il cattivo tempo. L’erede della fortuna famigliare, Diletta, è una donna fragile che cerca di dare un senso alla sua vita impegnandosi in cause che vedono protagonista don Carlo, il prete con un debole per le parrocchiane. Suo marito Giorgio, romano, le è infedele e approfitta delle ricchezze della moglie a scapito dell’azienda di famiglia. La figlia Beatrice è un’adolescente arrabbiata, e la nonna è severa e taccagna. Intorno a loro si aggirano un poliziotto napoletano corrotto, un medico venduto e una famiglia di immigrati rumeni: Sonja, cameriera della famiglia altoborghese, il fratello Ilia, che traffica in affari loschi, e il figlio Adrian, combattuto fra l’onestà della madre e la furbizia dello zio.

Anche il prete, il medico e il poliziotto, che simboleggiano l’autorità costituita, sono peccatori irredenti, e la loro interazione con la famiglia al centro della storia è improntata all’opportunismo e alla compiacenza. Manca solo il politico locale, ma il pensiero dominante in quell’area geografica è ampiamente rappresentato.

De Matteo, insieme alla cosceneggiatrice Valentina Ferlan, si isipra chiaramente a Signore e signori (e un po’ al Virzì de Il capitale umano) ma non ha la feroce ironia di Germi (e nemmeno quella “provinciale” di Virzì) nel costruire un nordest popolato da anime amorali e una provincia gretta in cui i rapporti di potere sono gli stessi da sempre.

I personaggi sono figurine a una dimensione, ed è proprio questo il limite principale di una storia che non ammette sfaccettature e complessità, riducendo gli esseri umani a maschere. Il che potrebbe anche funzionare, trovato il tono giusto: quello che, con il suo infallibile istinto da attrice di lungo corso, centra perfettamente Erika Blanc nella sua spassosa interpretazione della decana di famiglia, crudele e scorretta fino alla parodia. Tutti gli altri si attengono ai limiti strutturali del copione, attingendo ad altro cinema: Marco Giallini interpreta Giorgio come l’Alberto Sordi de Il vedovo, Michela Cescon si cala in un classico ruolo “alla Valeria Bruni Tedeschi”, e così via. L’unica a mantenere una credibilità ricca di sfumature e di variazioni è la splendida Cristina Flutur nel difficile ruolo di Sonja, rifiutando ostinatamente di cedere allo stereotipo dell’immigrata. (da mymovies.it)

 




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