L’italoamericano con cittadinanza italiana, Frank D’anna, si racconta tra Boston e la Sicilia
Quando si dice che “omnia cum tempore / ogni cosa a suo tempo”…
Era da qualche anno che ci si proponeva di intervistare Frank D’Anna. Tante traversie e impegni che hanno tardato il colloquio con questo personaggio eclettico, di spiccata personalità. Non vede l’ora di essere dentro il pezzo per il giornale “America oggi” di New York, tuttavia sembrerebbe il momento sbagliato. Riferisce che sta preparando la valigia per partire l’indomani in America per motivi familiari. Insistendo un po’ nel “carpe diem”, Frank si dichiara pronto alla conversazione. Sa che è arrivato il momento tanto atteso.
Il suo vero nome è Francis D’anna dal nonno Francesco, in America tutti lo chiamano Frank. È nato a Boston, nel Massachusetts, nel 1974. Precisa che le sue origini, le sue radici sono state fondamentali per comprendere i suoi genitori, i suoi nonni, sè stesso e soprattutto la sua anima.
Per amor del vero, l’italoamericano purosangue è il papà, Giuseppe D’anna, chiamato da tutti Pippo, in americano Joseph. Storia struggente, travagliata, una storia infinita… Sconfinata! È quella che, attraverso l’accurato e amaro racconto del padre Pippo, della legatissima parentela siciliana che lo attornia, Frank è riuscito a ricostruire. Figure preminenti in questo flashback sono state la zia Santa Camardella, moglie di Salvatore De Luca, fratello di Stellario, nonno di Frank. Altro personaggio è il nostro e suo gancio, la cugina Raffaella Agnosto, figlia di Pietrina De Luca, sorella di Stellario e zia di Frank. Santa e Raffaella hanno accolto con un grande entusiasmo il nipote e cugino Frank dall’America. I suoi nonni paterni erano Stellario De Luca e la moglie Anna Carbonaro. Il cognome D’Anna proviene dal nonno adottivo, dunque Frank è di stirpe De Luca.
Emozionato e commosso, l’italoamericano prosegue in quel faticoso viaggio nel passato di suo papà, che perde il padre e la mamma ancora bambino. È, così, che Pippo ed il fratello Sebastiano restano privi di entrambi i genitori. Tragedia agghiacciante per due piccoli. Il mondo crolla loro addosso senza pietà. Soli e senza focolare e domestico, cosa possono sperare? Non hanno più fiducia in nessuno e si aggrappano ai parenti. In primis Pippo viene affidato momentaneamente alla zia Teresa (Meluccia), mentre Sebastiano per poco tempo andrà con lo zio Salvatore. Sarà la zia Concetta Camardella, di Scaletta, che venuta a conoscenza che una brava famiglia Scalettese, emigrata in America, sarebbe stata desiderosa di adottare i due bambini, suggerisce ciò. Propone, così, alla famiglia De Luca di far sì che i fratellini non vadano in collegio. Ecco che Pippo e Sebastiano vengono, accolti e affidati per sempre ai genitori in America. Per loro comincia una nuova vita, emigrando negli Stati Uniti negli anni ‘50.
Pippo D’Anna studia, ma il papà adottivo, di mestiere muratore non facoltoso, ha bisogno di aiuto nel suo lavoro. Lascia, perciò, la scuola, ma essendo giovane intelligente e perspicace diventa costruttore e poi imprenditore. Realizza, insomma, il sogno americano, grazie alla grinta che lo fa andare avanti senza arrendersi. Pippo si sposa e dal matrimonio con Patricia, figlia di genitori di origini italiane, nasce Frank. Il giovane è orgoglioso del parentado italiano, che ha conosciuto già all’età di 10 anni, quando per la prima volta è giunto in Italia. In quell’occasione è arrivato in Sicilia, insieme a suo fratello Michael D’Anna ed ai suoi cugini Stello e Jason. Esperienza travolgente, che gli ha cambiato la vita. Dopo cinque anni sente un incredibile richiamo e desiderio di tornare. Voleva rafforzare quel filo conduttore e legame con la grande stirpe paterna. Era quella stessa che al giovane, appena conosciuto, gli aveva dimostrato un profondo affetto, insomma quel legame di sangue indelebile. Frank a Boston decide di studiare bene l’italiano, già ai tempi del liceo. Poi continua all’Università, ma è fiero di dover asserire che ancora oggi continua a studiarlo. Parla tre lingue: inglese, spagnolo e italiano. Tornando al primo periodo, all’età di vent’anni torna in Sicilia, “masticando” un italiano ancora poco corretto. Si sente profondamente grato alla zia Santa Camardella, che con la sua dolcezza senza parlare l’inglese è stata “la sua ispiratrice”, anche solo gestualmente e con lo sguardo. Con il tempo è riuscito a riallacciare rapporti con tantissimi consanguinei mai conosciuti, attraverso feste e cene in suo onore. Frank decide che il legame ombelicale non sarà mai reciso, così torna ogni anno in Sicilia, in particolare a Messina. Si laurea in Management; in seguito si specializza in un difficile master in informatica .
Oggi ha un lavoro di grande responsabilità, attinente alle sue competenze informatiche presso la Hitachi, società gestita dall’America, con la quale, in seguito alla Pandemia, ha un contratto di lavoro in Smart-Working. Il racconto di Frank diventa sempre più travolgente. Confida per sua scelta di aver chiesto, su interessamento del papà Pippo, al Consolato italiano la cittadinanza italiana, poi ottenuta nel 2002/03. Frank, il cittadino italoamericano di Boston, prende casa a Messina, nei pressi del Villaggio Sant’Agata e realizza il suo sogno di vivere tra i due mondi, quello americano e quello italiano. Informatico per eccellenza è tutto automatizzato in casa sua. Il suo hobby è, infatti, di robotizzare ogni cosa, telecomandare a distanza le porte, i condizionatori, radio, tv. Dal suo racconto trapela l’amore per la terra siciliana, per il suo clima, per la cucina, per i profumi, per le pietanze povere, ma dai sapori ricchi e speciali messinesi. Purtuttavia, spera di rendere ancora più confortevole la casa siciliana, per consentire alla mamma Patricia di potersi spostare a piacimento tra Italia ed Usa. Vorrebbe prendersi cura di lei, che potrebbe alternare dei periodi di permanenza fra Messina e Boston. Crede molto nel connubio con “la parentela De Luca”, gruppo che lo stesso Frank ha fondato su Facebook, fulcro e avvicinamento con il papà Pippo, che desidererebbe venisse più frequentemente nella sua casa. Tutto a Messina ha un colore diverso. Gli piace moltissimo la visuale che ogni giorno conquista il suo cuore. È la veduta dello Stretto di Messina, da cui può visualizzare la vicina costa Calabra, dove la sera annusa l’odore del pesce. Gli piace ammirare le Feluche, che solcano le onde Zanclee per la pesca del pescespada. Gli piace sentire “banniare” (gridare a squarciagola), i pescatori che tornando dal mare, ai bordi del marciapiede della Riviera mostrano la merce marina, ricercata per la sua freschezza.
È per lui vanto la vicina Ganzirri, con il suo lago e le squisite cozze, famose nel mondo. Questo è Frank, un giovane speciale dal cuore d’oro, incantato e rapito dalle bellezze messinesi. Quando gli chiedono perché abbia fatto questa scelta di convivenza siciliana, risponde che bisogna andare all’estero per capire la realtà in cui si vive. Quanto amore sa dare ai suoi figli la Sicilia, vero? È innamorato delle leccornìe che Messina offre, specie la graditissima e nota in tutte le parti del mondo, granita con panna messinese. Gli piace la brioche con il tuppo. Tra i suoi hobbies è solito preparare dolci americani e siciliani. I suoi films preferiti sono quelli drammatici; per la musica italiana le canzoni e la voce di Giorgia.
Frank è ammaliato, però, anche dalla zona di Ragusa, Scicli, Modica. La Sicilia è vita per lui. La nostra “magica” intervista volge al termine, ma resta l’immagine di un giovane poliedrico, cosmopolita, con una visione totalitaria multiculturale. Frank invoca gli italoamericani a non archiviare la propria discendenza, di essere sempre felici nella ricerca delle proprie origini. La Sicilia è mare, sole, limoni, terra da amare, da rispettare e da valicare, finchè morte non ci separi. Pippo D’anna, insieme al figlio Frank, sono per motivi diversi, esempi da emulare. L’uno orfano coraggioso, pioniere di quel mondo dalle mille luci, che ha conquistato l’America; l’altro nato e vissuto a Boston, ardito e audace figlio nel ritorno nella terra dei suoi “padri”. Frank è felice di vivere per 2/3 mesi in Sicilia e altrettanti in America dai genitori. È l’Ulisse che ha conquistato il mondo e torna ad Itaca.
È il lume per tutti i giovani che amano la multiculturalità.
Modello ad ampio spettro per coloro che decideranno di lasciare per sempre la Trinacria o tornarci, arricchiti di esperienze antropologiche che li trasformeranno, si spera e ci si augura, in persone migliori.