Il gap infrastrutturale e dei servizi tra Nord e Sud è a tutti noto. Il nostro Paese ha potuto beneficiare di enormi risorse sul PNRR proprio per colmare questo divario; è inconcepibile, pertanto, che lo Stato e le aziende pubbliche, arretrino, in termini di presenza sul territorio, servizi essenziali e investimenti, proprio ora.
E invece, in particolare nella nostra città -afferma in una nota Franco De Domenico, segretario cittadino del partito democratico- assistiamo da un lato al disimpegno delle Ferrovie dello Stato e dall’altro a ripetute chiusure e disservizi di Poste Italiane.
Le Ferrovie, ad appena tre mesi (estivi) dal ripristino di un servizio, mezzo decente, della metroferrovia, peraltro precluso agli studenti ma addirittura, inspiegabilmente, senza attendere la fine della sperimentazione dirottano ben cinque coppie di treni su altre tratte.
Insomma tra Regione, Comune-ATM e Ferrovie è una bella gara allo scaricabarile di responsabilità per coprire l’incapacità di trovare soluzioni condivise per scelte minimali (e dire che le risorse del biglietto unico furono individuate dal sottoscritto, attraverso un ordine del giorno all’ARS, fatto proprio dal Governo Regionale: da allora sono passati due anni; di chiacchiere e passerelle, tutto fumo e niente arrosto!)
E passiamo alle Poste -continua De Domenico- che, dicevamo, perdono il pelo ma non il vizio di lasciare interi villaggi periferici, ancorché popolati -dove, ricordiamo, spesso le Poste costituiscono l’unico presidio di servizi finanziari- senza una sede, ovvero di prevedere un’apertura a giorni alterni con la scusa del COVID.
Lo scorso anno, dopo tante riunioni, avevamo contribuito a sventare la chiusura di tre uffici periferici, due a Sud, Santo Stefano e Mili San Marco e uno a Nord, Pace (per quest’ultimo, in verità, nonostante da mesi siano stati affidati i lavori, gli stessi vanno a rilento o sono fermi e chissà quando riaprirà), oggi la questione si ripropone per l’ufficio di Torre Faro, inspiegabilmente ed improvvisamente chiuso dall’inizio di ottobre.
Ancora non sono state comunicate le ragioni della chiusura, che magari Poste Italiane avranno la bontà di spiegarci -locali inagibili, scadenza contratto, mancato accordo o altro- ma una cosa è certa: tali ragioni scaturiscono dall’approssimazione, improvvisazione e trascuratezza con cui viene gestito il sistema-Poste a Messina.
Infatti, non è concepibile che un sistema organizzato non preveda con largo anticipo queste situazioni e trovi tempestivamente le soluzioni per non sospendere un servizio essenziale per una fetta importante della popolazione della zona Nord della città.
Intorno all’ufficio postale di Torre Faro gravitano migliaia di utenti, in buona parte anziani, con difficoltà ad accedere a servizi alternativi, in queste condizioni chiudere l’ufficio senza aver pronta una soluzione sostitutiva costituisce una follia.
A tal fine, a danno fatto, suggeriamo, di attivare immediatamente, e comunque già per prossimo pagamento delle pensioni, l’ufficio postale mobile, in dotazione delle Poste messinesi ed in atto non utilizzato, alleviando in qualche modo il disagio di utenti e soprattutto dei pensionati.
Ed allora -conclude De Domenico- riteniamo che, nel silenzio dell’amministrazione comunale e del Governo Regionale, sia giunto il momento in cui le forze vive di questa città, facciano quadrato a difesa di questi scippi continui inaccettabili, soprattutto da parte di soggetti, nella sostanza, pubblici come Ferrovie e Poste, con risultati di bilancio peraltro soddisfacenti e con risorse acquisite per la stragrande maggioranza da fonti pubbliche.