Riceviamo dal Comitato No Frane-No Precarietà:
“Gli eventi di questi giorni, scanditi da fortissimi nubifragi, ci riportano indietro nel tempo, allorquando il nostro territorio (da Giampilieri a Scaletta) fu colpito da una violenta alluvione, che provocò 37 vittime e decine di feriti.
La riviera jonica messinese risulta un territorio molto fragile e fortemente dissestato, poiché privo di manutenzione costante.
Come abbiamo constatato, un masso di circa 300 kg si è discostato dalla collina sovrastante l’autostrada all’altezza di Scaletta Zanclea giungendo in una carreggiata dell’autostrada, dove fortunatamente al momento dell’impatto non transitavano mezzi con persone. Immediatamente è stato chiuso il tratto autostradale interessato tra Roccalumera e Messina Tremestieri, e la circolazione deviata (PER DIECI GIORNI) sulla SS 114, già dissestata, a causa anche della chiusura per una pseudo manutenzione da anni del ponte Nisi e dell’Agrò.
A nostro avviso, sarebbe stata più utile per tutti l’apertura autostradale di una sola carreggiata, anche perché ormai siamo abituati a tale condizione di continua precarietà concernente il tratto autostradale dell’A18, quindi non riusciamo a comprendere tale assurda decisione, ovvero, quella di convogliare l’intero traffico automobilistico sulla SS 114, arteria stradale notoriamente fragile che creerà una situazione che mette seriamente in pericolo
gli automobilisti che trovandosi in coda lungo tale tratto stradale, rischiano di essere sorpresi da una frana, specialmente nei tratti di Capo Alì e Capo Scaletta. A questo punto le domande sorgono spontanee, e come comitati costantemente presenti sul territorio jonico dal 2007 ci poniamo numerosi quesiti, ad esempio ci piacerebbe comprendere lo stato dell’arte dei lavori di manutenzione concernente i ponti non transitabili della SS 114, nonché i costi di tali opere.
Sulla pericolosità dell’autostrada A18 (ME-CT) come Comitato NO FRANE-NO PRECARIETÀ avevamo già scritto e denunciato situazioni di pericolo evidenti a tutti, ma i finanziamenti per la manutenzione sono stati impiegati per mitigare tale condizione di pericolo?
Altra questione importantissima risulta essere la condizione dei torrenti, nella fattispecie ci riferiamo ai tratti più vulnerabili già luogo di tragici eventi alluvionali. Ad esempio, il Torrente Divieto di Scaletta Zanclea abbandonato a sè stesso da più di 5 anni per assurde burocrazie e da una clamorosa inettitudine delle istituzioni. Ormai è evidente che questi luoghi sono diventati per i politicanti solo un simbolo da celebrare una volta l’anno
per passerelle istituzionali, infatti il presidente della regione quasi ogni anno partecipa alla commemorazione delle 37 vittime giungendo anche a Scaletta Zanclea, la domanda sorge spontanea: possibile che non si accorga che i torrenti Racinazzi e Divieto versano in condizioni di totale abbandono?
Quando le assurdità come queste incombono, occorre “battere i pugni” sui tavoli delle sedi istituzionali, pretendendo l’ordinaria manutenzione. Pertanto, dai fatti che raccontano queste tristi vicende
non emerge da parte delle amministrazioni comunali della riviera jonica messinese nessuna particolare critica, nessuna mobilitazione sociale contro i partiti dominanti la Sicilia, le loro burocrazie, i loro uomini seduti negli enti preposti la sicurezza territoriale.
Evidentemente, non si vogliono disturbare i “Bellissimi” di Palermo e i loro seguaci locali seduti negli enti deputati alla nostra sicurezza sociale!
Ma ritornando alle tribolazioni degli automobilisti e degli abitanti dei comuni ionici in cui è stata deviata la circolazione, sorge spontanea nel cittadino la domanda: perché si continua ad abbandonare nell’incuria la SS 114? E capo Alì? Che fine hanno fatto le promesse delle istituzioni su Capo Alì? Non erano già pronti i capitoli di spesa per le gallerie ad arcata di cemento, come dichiarava un funzionario dell’Anas in una delle ultime riunioni pubbliche al Comune di Alì Terme? Le popolazioni locali sono stanche e indignate per queste continue bugie e le passerelle istituzionali, non ultima quella di ieri a Capo Alì.
Come Comitato No Frane-No Precarietà, oltre ad aver lanciato da anni una petizione popolare con raccolta firme, riteniamo e sosteniamo che solo una pacifica protesta sociale organizzata dal basso dalle popolazioni martoriate da decenni di ferite materiali e morali può salvare la vita degli abitanti del luogo.
È ora della lotta vera, non delle generiche lamentele!“
Giacomo Di Leo Comitato No frane No precarietà
Francesco Aloisi attivista Riviera Jonica messinese