Riceviamo e pubblichiamo
“La chiusura provvisoria delle passerelle sui torrenti Nisi ed Agrò, che collegano rispettivamente i comuni di Alì Terme con Nizza di Sicilia, e Santa Teresa di Riva con Sant’Alessio Siculo (dopo la chiusura dei relativi ponti, sempre sulla SS 114) in seguito ai violenti nubifragi che hanno colpito questi territori, rappresenta plasticamente la condizione di perenne precarietà ed incertezza a cui sono sottoposte queste comunità locali e il popolo degli automobilisti, ciclisti e pedoni che le percorrono.
Dato il clima ormai tropicale, l’altrettanto riapertura PROVVISORIA getta una luce oscura su queste vicende.
Rileviamo un atteggiamento non conseguente rispetto alle promesse fatte dalle istituzioni in merito alla sicurezza della SS 114 i cui ponti che vanno da Scaletta Zanclea a S. Alessio Siculo risultano o chiusi o sottoposti ad un’eterna manutenzione di cui sconosciamo la natura.
E gli amministratori locali cos’hanno fatto in questi anni per risolvere il problema? Sono stati troppo impegnati a discutere di svincoli autostradali al tavolo dei loro referenti politici ed istituzionali, per poi accorgersi che il territorio sta crollando sopra le loro comunità…e allora cosa fanno?
Ripropongono sempre i soliti svincoli autostradali per i soliti pescecani del cemento armato.
Uno a Santa Teresa di Riva e l’altro ad Alì Terme sul torrente Nisi.
Errare è umano, perseverare è diabolico !
In questi anni come Comitato No Frane No Precarietà e come Comitati attivi sul territorio abbiamo cercato qualunque strada istituzionale per risolvere la questione agibilità statale SS 114 e Capo Alì, dalla consegna di un dossier al precedente ministro dell’ambiente ad un esposto alla procura, quest’ultima denuncia archiviata in tempo record! Il ripetersi di questi eventi calamitosi e soprattutto il ripetersi dei soliti atteggiamenti di incuria da parte delle Istituzioni, sommate al ripetersi delle solite sciagurate proposte da parte delle istituzioni ci fanno pensare che OGGETTIVAMENTE c’è stato un gioco al massacro sul nostro territorio, finalizzato al massimo profitto da parte dei soliti noti, a danno della sicurezza della popolazione che transitava e transita in questa arteria statale. A ciò si aggiunga la mancata manutenzione dell’autostrada A18 (ME-CT) è il quadro fosco che ne esce è completo.
La frana sul Torrente Calamaci è un monito pesante…Altro che svincoli !
Qui manca l’ordinaria agibilità della SS 114 !!! Come Comitati attivi dei Cittadini presenti sul territorio noi sosteniamo e ci battiamo affinché tutte le risorse presenti ad esempio nel Masterplan e/o patto per il Sud, vengano destinate alla messa in sicurezza del Capo Alì attraverso interventi strutturali del tipo manutentivo, come già dai sottoscritti paventato in altre petizioni: gallerie paramassi nei punti nevralgici di tale tratto stradale, risanamento idraulico del costone roccioso e/o creazione ex novo di un canale di scolo con il coinvolgimento inevitabile anche della Rfi (Rete ferroviaria italiana). In questa prospettiva riteniamo che dirottare la maggior parte delle risorse ( da qualunque fondo provengano) sul futuro svincolo autostradale di Alì Terme non costituisca una priorità, e quindi riteniamo al quanto inopportuno investire queste risorse per lo svincolo autostradale, che si riduce ad una questione speculativa, che arricchisce i soliti “pescecani” delle grandi opere, inutili per la maggioranza della popolazione.
Peraltro la costruzione dello svincolo autostradale ad Alì Terme non sarebbe di nessuna utilità ai cittadini di Itala e Scaletta Zanclea, che, in caso di frane a Capo Alì, per usufruire dello svincolo, dovrebbero immettersi sull’A18 a Tremestieri. Una via di fuga, una bretella con l’autostrada serve proprio a quei due comuni, che sono stati isolati durante la tragica alluvione del primo ottobre 2009 ! Intanto poco fa’…nuova frana a Capo Alì e nuova chiusura !
Come Comitato No Frane-No Precarietà, oltre ad aver lanciato da anni una petizione popolare con raccolta firme riteniamo e sosteniamo che solo una protesta sociale organizzata dal basso dalle popolazioni colpite da decenni di ferite materiali e morali può salvare la vita degli abitanti del luogo. Intanto rilanciamo la petizione che è già giunta a quota 300 firmatari, auspicando di raggiungere 500 firme per mettere in campo tutte le mobilitazioni utili, che decideranno democraticamente le popolazioni locali. È ora della lotta vera, non delle generiche lamentele!”
Giacomo Di Leo, Comitato No frane-No precarietà
Francesco Aloisi, Attivista riviera jonica messinese