Quando una violenta tempesta si abbatte su una comunità, una delle prime immagini che si vedono in televisione o sui social network è quella di un albero caduto.
Ma il nuovo studio “Community Perceptions of Tree Risk and Management”, pubblicato su Land da Abbie Judice, Jason Gordon, Jesse Abrams e Kris Irwin della Warnell School of Forestry & Natural Resources dell’università della Georgia – Athens, ricorda che «Alberi e rami abbattuti non sono solo un sottoprodotto delle tempeste: sono un evento quotidiano che spesso può essere evitato con i giusti sforzi». I ricercatori statunitensi si occupano proprio della percezioni che i cittadini hanno di questi rischi che può influenzare notevolmente la risposta di una comunità e dicono che «C’è spesso un gap tra percezione e realtà che mette a rischio gran parte delle comunità». Lo studio esamina il collegamento tra la gestione del rischio arboreo urbano e il modo in cui i residenti vedono i rischi posti dagli alberi, rivelando un mosaico di risposte che non sempre corrispondono alle risorse o al personale a disposizione di una comunità, mostrando un gap tra il modo in cui i cittadini identificano il rischio e ciò che è davvero necessario per evitarlo. La Judice, che ora lavora come arboricoltrice alla New Urban Forestry, spiega che «Alcuni dei nostri risultati hanno mostrato quasi una disconnessione tra ciò che stanno facendo i Comuni e ciò che stanno facendo i residenti. E questo è importante perché un’area enorme di una città è proprietà privata. Quindi, a livello municipale si stanno verificando molte mitigazioni dei rischi, ma i membri della comunità non ne sono a conoscenza. Era davvero come se, personalmente, fossero proattivi solo riguardo alla gestione del rischio della propria proprietà». Di conseguenza, poiché gran parte di ogni comunità è di proprietà privata, vaste aree di città e paesi avevano in atto pochi o nessun meccanismo per rispondere ai rischi legati agli alberi. Alcuni cittadini intervistati hanno persino notato la differenza tra il rischio su terreni pubblici e privati: ad esempio, ci si aspetta che una città poti regolarmente i suoi alberi, ma non c’è nessuna aspettativa simile per le proprietà private. Gordon sottolinea che «Non ci vuole una tempesta per rivelare i rischi posti dagli alberi. Si è prestato molta attenzione ai rischi posti da forti tempeste, incendi, terremoti o tornado. Ma anche se non c’è una tempesta catastrofica, abbiamo ancora alberi che cadono. E dato che questo è un po’ banale, nessuno ci sta prestando molta attenzione. Ma quelli di noi del mondo degli alberi sanno che devi prenderti cura continuamente dei tuoi alberi. Ci può essere un ramo che cade anche in condizioni normali».
Gli alberi e i parchi urbani sono una parte essenziale di ogni comunità: offrono sollievo dal caldo, abbassano la temperatura della pavimentazione stradale e aiutano a compensare i gas serra. Gordon ricorda che «Ci sono anche prove che gli alberi si aggiungono valore alle proprietà. Ma spesso i rami che cadono o un albero sradicato sono l’ultima delle preoccupazioni dei residenti, finché non accade. Tutto questo ci fa tornare a un quadro di resilienza della comunità e alla capacità di prepararsi e riprendersi da un incidente. Se togli le tempeste catastrofiche, è un rischio banale. È tutta una questione di percezione». Per lo studio, la Judice ha selezionato casualmente quattro città della Georgia. I siti rappresentavano una gamma di dimensioni della popolazione, tasso di crescita economica e reddito medio. Alcuni comuni avevano una base imponibile più ampia e più risorse, anche se questo non significava necessariamente che i residenti fossero più consapevoli del rischio degli alberi. Al contrario, le piccole città con poche o nessuna risorsa per la cura degli alberi hanno dimostrato una grande consapevolezza della comunità nei confronti degli alberi. All’Università della Georgia fanno l’esempio, in una comunità che ha impiegato un arboricoltore certificato: «I residenti hanno visto gli sforzi per la cura degli alberi sulla proprietà pubblica e si sono sentiti soddisfatti del fatto che le esigenze di cura degli alberi fossero state soddisfatte, scartando qualsiasi cura degli alberi che potrebbe essere necessaria sulla proprietà privata». Invece, i cittadini di una piccola città si sono affrettati a chiamare il Comune per un ramo basso su una carreggiata, anche se la città non aveva risorse per gestire il problema. Inoltre, alcune città con poche risorse potrebbero concentrare i loro sforzi per la cura degli alberi in spazi pubblici più visibili, come un parco in centro, anche se ci possono essere rischi maggiori lungo le strade fuori città. La Judice ha scoperto che i residenti pensano al rischio degli alberi prima o dopo una tempesta: «Ed è esponenziale se cade l’albero del tuo vicino. Ma in generale, se gli alberi dei tuoi vicini non sono preoccupanti, allora non è probabile che tu stia considerando i rischi posti dai tuoi stessi alberi. Ma man mano che le città continuano a svilupparsi, le popolazioni diventano più dense e le tempeste crescono di intensità, il concetto di resilienza diventa più importante. La cura degli alberi non deve essere costosa, anche se quando fatta in ritardo può esserlo». La ricercatrice conclude: «Vengo dalla Louisiana e per me gli uragani sono un argomento importante. Troppo spesso le persone reagiscono a una situazione che si sarebbe potuta prevenire con un piccolo sforzo. Date un’occhiata fuori e chiamate un arboricoltore se vedete qualcosa che vi preoccupa o che non assomiglia ad altri alberi». (fonte greenreport.it)
Nel video: il problema della manutenzione e della potatura degli alberi in città.
Nel servizio di SuperQuark i Treeworkers mostrano le corrette tecniche di potatura per la riduzione dei rischi di cedimento strutturali di rami, branche e/o degli alberi stessi attraverso la tecnica del taglio di ritorno, o sostituzione dell’apice, o conicizzazione del ramo.