Gabriella Ioppolo è ufficialmente a capo della Polizia di Messina. Quello di oggi, tuttavia, non è stato semplicemente l’insediamento del nuovo Questore di Messina, ma un ritorno a casa. Questa è la sua città, la città dove c’è la sua famiglia, la città dove è cresciuta anche professionalmente.
“Tornare in questa sede mi dà tanta emozione – ha detto – perché qui ho trascorso gli anni della mia formazione professionale. Se oggi sono seduta su questa sedia è perché ho lavorato qui”.
Arrivata a Messina nel 1989, Gabriella Ioppolo, ha rivestito, tra l’altro, l’incarico di Capo di Gabinetto della Questura di Messina dal 2005 al 2008, prima di diventare Dirigente della Sezione della Polizia Stradale di Messina nel 2009. Poi dodici anni lontana dallo Stretto. Prima a Palermo dove ha diretto la Sezione di Polizia Stradale, in Piemonte, a Lecco, dove è stata nominata Questore prima di tornare in Sicilia nel 2017, per rivestire lo stesso incarico a Siracusa, dove era stata Vicario tre anni prima.
Tre settimane fa, la nomina a Questore di Messina, la prima donna a ricoprire questo incarico in riva allo Stretto. Ma per lei non è nulla di più di un dato statistico: “E’ motivo d’orgoglio – ha dichiarato .- ma non mi soffermerei molto su questo aspetto, non fa la differenza. Quello che conta sono l’impegno e l’amore per questo lavoro”.
Questa mattina, primo incontro con i suoi collaboratori: “Ho incontrato colleghi molto motivati e trovato una grande organizzazione. E’ davvero un buon inizio”.
“Sono felice di lavorare di nuovo a servizio di questa città. L’ho conosciuta bene, ma adesso – ha precisato – ho bisogno di approfondire tante cose. Conosco la gente di Messina però, e questo può essere un valore aggiunto. Ma non si finisce mai di apprendere e adesso imparerò di nuovo a conoscere le persone di questa città”.
Tra le priorità, c’è il controllo del territorio: “Ho seguito il lavoro di chi ha preceduto – ha detto – e lo porterò avanti. Ma, sicuramente, ho intenzione di potenziare l’attività di prevenzione. I cittadini devono sentirsi al sicuro e noi – ha concluso – abbiamo il dovere di ascoltarli”.