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Riflessioni sulla Strategia UE “From farm to fork”

L’Europa vuole superare le criticità e garantire una filiera più equa e meno impattante nei prossimi anni.

La Commissione nella strategia “From farm to fork” indica come impellente la necessità di rendere l’agricoltura sostenibile socialmente, ambientalmente ed economicamente  

La filiera agroalimentare ha retto all’urto del lockdown, infatti, il cibo è stato accessibile, anche economicamente, per tutto il periodo del confinamento e, per molti, cucinare è stata una riscoperta o un modo per passare il tempo. Ora, però, è il momento di ripensarla in termini di sostenibilità, come propone la strategia europea “From farm to fork”.

Non possiamo più permetterci un modello agroalimentare di tipo industriale, che sottopone il Pianeta ad un forte stress, con un consumo di risorse naturali e di suolo non più accettabili. 

L’agricoltura insieme all’alimentazione sostenibile è tra le sfide che dobbiamo affrontare, non si tratta solo di una questione di dieta; di sicuro prediligere prodotti alimentari sostenibili, freschi e di filiera corta, consumare più frutta e verdura e meno carne rossa è importante per la nostra salute ma anche per il Pianeta.

La sola produzione di carne è responsabile di quasi un quinto delle  emissioni    di gas serra, l’area occupata dai pascoli è pari al 26% della superficie terrestre del Pianeta non coperta da ghiacci, la zona dove si produce il foraggio è un terzo del terreno coltivabile complessivo, tutto questo non può non concretizzarsi in un forte impatto sull’ambiente.

Il settore agro-alimentare è ad una svolta, nonostante questo comparto, in Europa, abbia già standard di qualità elevati, ora, gli agricoltori, pescatori e gli altri attori della filiera si devono muovere più celermente nella direzione della sostenibilità, in quanto la filiera agroalimentare di stampo “predatorio”, quale quella industriale, è responsabile del 10,3% delle  emissioni    di gas ad effetto serra, oltre che della perdita di suolo, acqua e  biodiversità  

Il trend va invertito, ognuno di noi può fare la sua parte: adottare un regime alimentare a basse  emissioni    di carbonio, mangiando più vegetali e meno carni rosse, contribuisce a ridurre, secondo le stime del CMCC (Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici), le emissioni di CO2 per un valore pari a 1,8-3,4 miliardi di tonnellate.

Per questo dobbiamo impegnarci per chiudere il cerchio, il consumatore deve essere responsabile, sensibile e trasformarsi in una sorta di “coproduttore” insieme all’agricoltore. Come indica Slow Food, la soluzione non è eliminare completamente il consumo di proteine animali ma consumarle in modo consapevole, cioè scegliere carne proveniente da allevamenti dove ci sono razze autoctone e dove si punta al benessere dell’animale. Lo stesso si può dire per la frutta esotica, che proviene da luoghi molto lontani, non dobbiamo privarcene completamente ma cercare l’avocado o le bacche di goji coltivate nel nostro Paese e dove non ci siano produzioni locali non fare che questi alimenti divengano di uso quotidiano. 

Come evidenzia la strategia “From farm to fork” l’impatto sull’ambiente è solo uno dei problemi, non meno importanti risultano essere gli aspetti sociali e economici. Pensiamo alle differenze, presenti, anche nel continente europeo, tra chi dispone di un quantitativo in eccesso di cibo, spesso causa di malattie legate all’obesità e di sprechi alimentari e chi, al contrario, vive ai limiti della sopravvivenza, e non sempre è in grado di garantirsi due pasti al giorno, oppure ai diversi profitti all’interno della stessa filiera, agricoltori, allevatori, pescatori vengono pagati ancora troppo poco e ancora tante sono le forme di sfruttamento.

L’Europa vuole superare queste criticità e garantire una filiera più equa e meno impattante nei prossimi anni.

È impellente ridurre la dipendenza da pesticidi e dagli antimicrobici, nonché dai fertilizzanti e, al contempo, bisogna migliorare il benessere degli animali, potenziare l’agricoltura biologica ed invertire la perdita di biodiversità. 

Nel documento della Commissione sono indicati con chiarezza quelli che sono i maggiori problemi da affrontare:

  • l’uso dei pesticidi chimici
  • l’eccesso di nutrienti (in particolare azoto e fosforo)
  • la salute degli animali e la resistenza antimicrobica
  • la salute delle piante e la sicurezza e diversità delle sementi
  • gli sprechi alimentari
  • le frodi alimentari
  • il sistema di informazione ai cittadini (etichettature alimentari)

La Commissione, nella sua strategia, fornisce anche qualche spunto per cambiare rotta e propone nuovi modelli di business verde, quali:

  • sequestrare il carbonio da parte di agricoltori e selvicoltori
  • implementare la bioeconomia circolare, con l’implementazione delle bioraffinerie avanzate che producono i biofertilizzanti, mangimi proteici, bionergia e sostanze biochimiche
  • costruire i digestori anaerobici per la produzione di biogas da rifiuti e da residui agricoli come il letame
  • installare i pannelli solari su casolari e capannoni per produrre energia rinnovabile
  • aumentare l’agricoltura biologica e stimolare la domanda e offerta di prodotti bio
  • incentivare la produzione ittica sostenibile con un impatto minore rispetto alla produzione animale su terra ferma
  • sostenere il settore della produzione di alghe che costituisce un’importante fonte di proteine alternative
  • progettare imballaggi sostenibili, riutilizzabili, facilmente riciclabili e sicuri dal punto di vista alimentare.

Per comprendere a pieno come si concretizzerà tutto questo, dovremo aspettare il 2023, quando la Commissione Europea presenterà la proposta legislativa per un sistema alimentare sostenibile, a quel punto verrà avviato l’iter di approvazione della direttiva, che, una volta diventata tale, dovrà ricevere il consenso, attraverso il recepimento, anche dei Parlamenti nazionali.

Ci vorrà del tempo e sarà necessario anche armonizzare la Politica Agricola Comune (Pac), oggetto di recente discussione al Parlamento Europeo, e la Politica Comune della Pesca (Pcp), che rimarranno comunque gli strumenti chiave per sostenere questa transizione ecologica.

Al momento, purtroppo, possiamo soltanto registrare una prima battuta d’arresto, infatti, venerdì 23 ottobre 2020, il voto del Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha demolito la proposta di riforma della Politica Agricola Comune (Pac) della Commissione europea, senza tenere in considerazione le proteste di cittadini, organizzazioni non governative, attivisti per l’ambiente e per i diritti degli animali, che si era concretizzata nei giorni passati nella campagna #VoteThisCAPdown.

Siamo solo all’inizio, la richiesta di un’agricoltura sostenibile da parte della società civile, in particolare dei giovani di “Friday for Future, continua con forza attraverso l’iniziativa, #WithdrawTheCAP (ovvero “Ritira la Cap”), che si sostanzia in una lettera, che ognuno di noi può firmare.

All’Indirizzo: https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european-green-deal/actions-being-taken-eu/farm-fork_it la Strategia  “From farm to fork” 

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