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Il Castello di Caccamo, una storia-leggenda, mistero…mai svelato

la famiglia Bonello dopo aver ucciso il consigliere del re, si nascose nel castello

Nella conca di San Leonardo si eleva il Castello di Caccamo, nella collina di S. Calogero sopra Termini Imerese (Palermo). È emblema dello stesso borgo, tra i più intriganti e incantevoli castelli siciliani. In principio sorse come fortezza nel 480 a.C. Le prime tracce della fortezza risalgono al 1093, costituito da una torre di avvistamento e una cinta muraria. Il feudo di Caccamo apparteneva a Goffredo de Sagejo, che era un normanno al seguito di Ruggero.
Sembrerebbe che il primo proprietario fosse Matteo Bonello, alla metà del XII secolo, ostile al re Guglielmo I detto “il Malo”.

Proprio la famiglia Bonello attuò diverse operazioni sulla struttura. Bonello dopo aver ucciso il consigliere del re, si nascose nel castello. Fu scoperto, catturato e torturato: gli vennero estratti gli occhi e recisi i tendini dei talloni e rinchiuso in una delle tue torri. Si narra che il fantasma di Bonello appaia spesso, forse in cerca di pace.
Viene descritto con pantaloni e giacca in cuoio, con il volto sfigurato. In tale castello si fa il nome di un altro fantasma: quello di una giovane monaca. Pare che la donna fosse innamorata di un soldato e poichè il padre osteggiava il loro amore, uccise il giovane e rinchiuse la figlia in un convento. Lei per l’insostenibile dolore, morì. Fu da allora che il suo fantasma circolerebbe per le stanze del castello. Molte volte nelle notti di luna piena, a mezzanotte, apparirebbe vestita di bianco, regalando un melograno. La leggenda racconta che se la persona riuscirà a mangiarlo senza farne cadere un acino, sarà premiato con un tesoro, al contrario condannata in eterno. La leggenda inizia nel periodo in cui Matteo Bonello e i suoi uomini si rifugiarono nel castello al fallimento della congiura dei baroni.

Si racconta che Bonello, signore di Caccamo, fedele alla corte normanna di Palermo, venne mandato in Calabria come ambasciatore del re Guglielmo I, per una soluzione diplomatica alle contese con la nobiltà locale. In tale occasione avrebbe preso le distanze dagli Altavilla ed a capo di una rivolta si unì alla nobiltà calabrese e pugliese. Bonello non nutriva simpatie a favore dell’ammiraglio (Amirus Amirati) del regno Maione di Bari, dei vicari del re e degli emiri di origine araba. Nonostante tutto in Sicilia beneficiò dell’appoggio dei nobili di corte e della benevolenza del popolo.
La corte era ritenuta nemica e aborrita da molti. Avvenne che il 10 novembre del 1160, a Palermo in un’imboscata notturna, fu assassinato Maione di Bari. Il cadavere, fu dissacrato a calci e sputi; in ultimo gli furono staccati capelli e barba lungo le strade. Una leggenda narra che Maione fosse stato ucciso lungo la Via Coperta, davanti al palazzo arcivescovile, in cui oggi sul portone d’ingresso si troverebbe impressa l’impugnatura della spada di Bonello. Il re Guglielmo, per sedare i rivoltosi, dichiarò che non avrebbe arrestato Bonello, delegando il governo al normanno Enrico Aristippo, arcidiacono di Catania. Questo fu scienziato di fama, traduttore e autore di libri. Confinato nel suo castello di Caccamo, Bonello, riunendo alcuni signori feudali, organizzò segretamente una congiura contro Guglielmo. Da quel giorno la sala del castello è detta della «Congiura».

Re Guglielmo venne mentre era in udienza con Aristippo nel salone della Torre Pisana. Catturato e dichiarato decaduto, veniva proclamato Re il figlio Ruggero, bambino, di 9 anni d’età.

Uccisi i membri della corte, fu avviata una caccia ai musulmani, ritenuti usurpatori. Saccheggi e fiamme e perso il patrimonio librario (fu persa l’edizione in latino del Kitāb Rujār) e artistico (fra tutti si ricorderanno il planisfero d’argento e la sfera armillare realizzati dal grande geografo arabo Idrisi per conto di Ruggero II) e preziosissime porcellane. Incendiati gli atti degli archivi e i registri del catasto, l’harem saccheggiato e violentate le donne. Obiettivo era la conquista di Palermo, ma gli uomini leali al Re riuscirono a far liberare Guglielmo I dalla folla palermitana che abbandonò i congiurati, accusati di interessi personali nella congiura. Alla fine della sommossa nel palazzo una freccia all’occhio ferì il piccolo Ruggero che sarebbe morto tra le braccia del re. Bonello fu arrestato e condotto in una fortezza limitrofa al palazzo reale, poi gettato nei sotterranei. In seguito accecato e deforme, morì. Tuttora alcuni visitatori raccontano che nel castello di aver hanno percepito strane presenze. Altri hanno riferirebbero di aver udito le urla paragonabili alle orribili torture causate a Bonello.

Leggenda o realtà?

Visitando il castello di Caccamo, luogo di immenso mistero e fascino, vuol dire attirare migliaia di turisti di tutte le parti del modo. Sicilia è seduzione e magia.

È perciò che i Siciliani all’estero, specie gli italoamericani, con veemenza, sognano di tornare nella propria terra.

Lì a Caccamo, in cui il paesaggio del Castello funge da cornice ai sentimenti che i nostri connazionali portano nel cuore, c’è una storia nascosta. A Caccamo, dove l’arcano si unisce alla realtà per divenire forza d’amore e passione, si vive una leggenda d’altri tempi.

Speriamo presto si possa tornare a viaggiare in serenità e rivelare all’America “un pezzo di mistero” mai svelato.

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