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Chartæ

Conversazione con Mariateresa Zagone, critico d’arte

La mostra "Chartæ" di Linda Sofia Randazzo, curata dalla critica d'arte Mariateresa Zagone, getta lo sguardo sul mondo del disegno artistico, accompagnando gli spettatori attraverso una sequenza di schizzi disposti in maniera ragionata

Come nasce un’opera pittorica?
Ce lo siamo probabilmente sempre chiesti ma, forse, da profani del sapere artistico, non abbiamo mai trovato la risposta.
La mostra “Chartæ” di Linda Sofia Randazzo, curata dalla critica d’arte Mariateresa Zagone, e visitabile fino al 16 aprile presso la libreria Mondadori Bookstore, getta lo sguardo sul mondo del disegno artistico, accompagnando gli spettatori attraverso una sequenza di schizzi disposti in maniera ragionata sui pannelli adibiti ad ospitare le creazioni dell’artista palermitana.

 

D. Professoressa Zagone, perché ha scelto di esporre le opere di Linda Sofia Randazzo?
R. Sono andata personalmente a Palermo a scegliere le opere di questa talentuosa artista da esporre. Proprio lì a Palermo c’è una scuola importante che ha recuperato la figurazione neorealista di Guttuso, fatta di gesti e forme che si inchiodano nell’eternità. Lei ha alle spalle questa tradizione, che ha arricchita con le esperienze vissute in città artisticamente molto attive come Milano e Firenze.
La mostra presenta un taccuino con alcuni schizzi preparatori, uno sketchbook per opere ad olio dipinte su tele molto più grandi di quelli che andrete a visitare in libreria. I soggetti sono persone reali, ritratti nella loro quotidianità: soprattutto donne che si rilassano in spiaggia dopo un’intensa giornata di lavori domestici.
Linda Randazzo è stata anche chiamata da più parti in Italia per esporre e alcuni dei pezzi attualmente in libreria verranno esposti a Marsiglia in occasione della Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo.

 

D. Lei da anni cura molte mostre. È sempre molto attiva e piena di idee.
R. L’arte è un bene spirituale e mi sta a cuore portare in città artisti di un certo spessore. Quello che però mi preoccupa è la mancanza di gallerie, di spazi espositivi adeguati. È un problema che ci affligge da anni oramai. L’opera d’arte ha bisogno di un’esposizione di un certo tipo che solo una galleria può garantire; l’unicità di Messina sta nel fatto che l’artista per poter esporre deve pagare e questo succede solo qui, non altrove. Il gallerista guadagna solo sulla percentuale del prezzo di vendita, il che significa che, per l’arte contemporanea, è obbligatorio un mercato che è mestiere del gallerista procacciarsi, così come una galleria, in tutte le altre città, ha un critico e un curatore – figure che spesso coincidono – senza i quali è fuori dal mondo pensare ad un progetto espositivo; infatti alle nostre latitudini si pensa alla mostra senza un progetto, un po’ come l’estemporanea di pittura delle scuole medie o dell’ oratorio! Fortunatamente ho trovato la disponibilità della libreria Mondadori e di Viviana Montalto, ma la città, se vuole cambiare rotta, deve iniziare ad aprirsi alle novità. Se un artista è tale, la sua opera si offre a vari livelli di lettura, sempre. Ciò è vero nelle arti visive, nella letteratura, nella musica, nel teatro e in ogni forma d’ arte.
Si comprende bene quindi come un progetto curatoriale sia “fondamentale”.
Il progetto curatoriale è l’anima di una mostra, dà la possibilità di un approccio critico indagando una o più possibili letture dell’ opera, è l’unico tramite possibile perché chi non conosce il linguaggio visivo (“brutto” e “bello” non esistono nella lettura dell’opera!) possa intelligerlo, quindi, apprezzarlo!

Sono stanca di una città chiusa in sé stessa. Voglio citare una frase di Gustav Klimt tratta da una lettera del 1897, in cui lamenta la mancanza di confronto artistico della sua città, Vienna, con gli artisti del resto del mondo.
Il suo obiettivo era quello di “portare la vita artistica viennese in un rapporto vitale con l’evoluzione dell’arte estera e proporre delle esposizioni dal puro carattere artistico libere dalle esigenze del mercato”.

 

 




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